domenica 26 novembre 2017

29 Novembre - Camap a Desenzano

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 Mercoledì 29 novembre, alla casa dei popoli T. Sankara, si terrà una serata dedicata all’analisi e alla riflessione critica sulla psichiatria e sul concetto di malattia mentale: il Collettivo Antipsichiatrico Camuno ci racconterà le origini della psichiatria e le sue contraddizioni, analizzandone gli aspetti storici, politici, sociali e culturali ed offrendoci uno sguardo diretto su questa “altra-realtà” attraverso la proiezione di filmati e la condivisione di esperienze personali. Seguirà poi la presentazione del testo “La critica psichiatrica” con la partecipazione dell’autore Gabriele Crimella e un dibattito aperto in cui sarà possibile confrontarsi liberamente sul tema.

DALLE ORE 19:00 si terrà un piccolo APERTIVO di benvenuto
DALLE ORE 20:00 Avrà inizio l’evento vero e proprio: si tratta di un’occasione per conoscere o approfondire una realtà tenuta nascosta e dipinta troppo spesso con tinte non veritiere, una realtà che si vuole celare e che è invece necessario conoscere.
VIENI A PORTARE IL TUO PENSIERO, TI ASPETTIAMO!

sabato 25 novembre 2017

Conversazione con Giorgio Antonucci, con interventi, radiotrasmessa in diretta da Radio Cooperativa (Mortise, Padova) il 1 settembre 2001 (testo trascritto dalla diretta radiofonica)

fonte: http://www.nopazzia.it

                   RADIO COOPERATIVA (MORTISE, PADOVA)
PSICHIATRIA, ANTIPSICHIATRIA, DISAGIO MENTALE, DISAGIO SOCIALE
OSPITI: Giorgio Antonucci
               Sergio Martella
               Massimo Panzera
 
Sabato 1° settembre 2001, Giorgio Antonucci è ospite di Radio Cooperativa nella trasmissione dal titolo “Psichiatria, antipsichiatria, disagio mentale, disagio sociale”. Conduce Emilio Nasuti.
E.N.:“Finalmente è con noi il dott. Giorgio Antonucci, un ospite speciale che aspettavamo da tempo, e insieme ad Antonucci sono presenti Massimo Panzera, come ospite fisso per tutti questi due anni, Sergio Martella e Francesco. La trasmissione ha come scopo quello di fare opera di informazione rispetto alle problematiche del disagio, disagio mentale. Fare sensibilizzazione intorno alle tematiche del disagio mentale e disagio sociale. Giorgio Antonucci ha pubblicato numerosi articoli su riviste come “Ombre Rosse”, “il Ponte”, “Collettivo R” e altre. Numerosi sono anche i suoi scritti. Quindi iniziamo la trasmissione, io darei la parola a massimo poi a Sergio e poi, se ci sarà spazio, daremo voce anche aglitri ospiti che sono qua e soprattutto a voi ascoltatori. Quindi buono ascolto a tutti.
Ora darei la parola al dottore.
G.A.: Devo innanzitutto specificare che l’ultima legge non è “legge Basaglia” come dicono tutti, devo specificarlo perché Basaglia non la voleva nemmeno, perché non era affatto soddisfatto e poi pensava anche che non era con una legge che si possano cambiare le cose, ma con un modo diverso di lavorare. E infatti questa legge è poi servita a poco. Però direi che se si va, ora, in una clinica psichiatrica sembra che non sia accaduto nulla, e anche se si va in una università. Le cliniche psichiatriche sono chiuse, sono con camice di forza, a volte si fanno elettroschock a volte no, si usano psicofarmaci fino al decadimento fisico della persona, le persone non sono ascoltate su uno dei loro problemi, per cui… io ho veduto le cliniche psichiatriche prima di questo periodo, all’inizio del mio lavoro, e le vedo ora e non c’è nessuna differenza.
Questo non significa che non sia cambiato qualcosa. La cultura è cambiata, non è più così facile come prima considerare una persona da internare, ci si pensa di più, mentre prima non ci si pensava affatto. Abbiamo messo un dubbio nella cultura però non abbiamo cambiato, tolto iniziative eccezionali che io potrei anche non conoscere, ma per quelle che conosco non è cambiato niente. All’estero negli Stati Uniti, Germania, Inghilterra ci sono iniziative culturali, dibattiti, ma le cliniche psichiatriche, i manicomi sono precisi a come erano una volta.
S.M.: “Per cliniche psichiatriche lei intende quelle private, perché adesso di pubbliche ne sono rimaste poche, in Italia…

martedì 21 novembre 2017

Ciao Giorgio

Ci uniamo al dolore ed al ricordo per la scomparsa di Giorgio Antonucci, venuto a mancare Sabato 18 Novembre. E' stato per noi del Camap bello e speciale poter conoscere e parlare con Giorgio che ci ha aperto le porte di casa sua anni fa; ci rimarrà il ricordo di uomo intelligente come pochi, ricco di storie, di cultura e di sensibilità. Imprenscindibile la mole di atti e scritti che ha prodotto per mostrarci tutte le magagne della presunta scienza psichiatrica. Nei prossimi giorni seguiranno, il più possibile, post riguardanti la persona di Giorgio Antonucci. Grazie per tutto.
CAMAP
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domenica 19 novembre 2017

Domani sera (Lun 20/11) a Pisa

PROIEZIONE di "The Danish Girl"
Lunedì 20 Novembre alle ore 20:30 c/o Aula Magna Scienze Politiche - Via Serafini 3 Pisa

All'interno del Cineforum "Robe da Matti?" abbiamo deciso di inserire la proiezione di "The Danish Girl" in occasione del Transgender Day of Remembrance che si celebra il 20 novembre per ricordare le vittime dovute alla transfobia, riconducibile ancora una volta alla matrice patriarcale.

Come collettivo antipsichiatrico Antonin Artaud insieme a Queersquilie, La Collettiva abbiamo pensato di condividere, in seguito alla proiezione del film, una riflessione sui legami tra sessualità e psichiatrizzazione.
La transessualità è stata infatti concepita sin dagli anni '60 come una patologia, un disturbo dell'orientamento sessuale definito disforia di genere e inserito nel 1980 nel Dsm (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali). In questo manuale sono diversi gli orientamenti sessuali ad essere stigmatizzati come patologie psichiatriche ed essere dunque approcciati come questioni di tipo medico. Se nel 1973 l'omosessualità viene finalmente espulsa dal Dsm, la transessualità continua ad apparrire tra le patologie psichiatriche anche nella versione più recente del manuale, nel 2015.
La lettura psichiatrizzante accompagna le persone trans nel loro percorso di vita poichè in numerosi protocolli per il cambio dei documenti, come in molte altre sfere della vita quotidiana, è richiesta una perizia di disforia di genere.

Ci interessa dunque cogliere questo momento per confrontarci sia sulla tematica presentata che sulle lotte che, in vari campi, vengono combattute per riconoscere il diritto di ognun@ di noi a vivere il proprio corpo e la propria sessualità in libertà.

venerdì 10 novembre 2017

Pisa: CINEFORUM ANTIPSICHIATRICO "ROBE DA MATTI?"

“ROBE DA MATTI?” ciclo di film sulla follia e la sua percezione.

L'assemblea Aula R e il collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud, presso l'aula magna del Dipartimento di Scienze politiche in via Serafini 3, propongono un ciclo di film al fine di affrontare il tema dello stigma della salute mentale e degli abusi che avvengono nel campo della psichiatria.
Folle? Normale? Chi definisce quali sono i confini dell'uno e dell'altro?
Con questa introduzione non vogliamo proporre delle risposte, ma stimolare i vostri (e anche nostri) dubbi sul tema della salute mentale e della psichiatria, visionando alcune pellicole e dopo confrontarci su questi temi.
Tutte le proiezioni inizieranno alle ore 21.

15 novembre "the Experimet"- Paul Scheuring (2010)
“Ispirato al reale esperimento di Philip Zimbardo avvenuto a Stanford nel 1971. L'esperimento prevedeva l'assegnazione, ai volontari che accettarono di parteciparvi, dei ruoli di guardie e prigionieri all'interno di un carcere simulato. L'esperimento della prigione di Stanford fu un esperimento psicologico volto a indagare il comportamento umano in una società in cui gli individui sono definiti soltanto dal gruppo di appartenenza.”

29 novembre "la Pecora nera"- Ascanio Celestini(2010)
 "Il manicomio è un condominio di santi. So' santi i poveri matti asini sotto le lenzuola cinesi, sudari di fabbricazione industriale, santa la suora che accanto alla lucetta sul comodino suo si illumina come un ex voto. E il dottore è il più santo di tutti, è il capo dei santi, è Gesucristo".

6 dicembre "Mommy"- Xavier Dolan (2014)
“In un possibile futuro prossimo, il Canada ha approvato una controversa legge, denominata S-14, che consente ai parenti di minori difficili, in caso di emergenza, di effettuare un ricovero coatto presso un istituto psichiatrico, saltando la procedura legale. Diane, una donna sola, entra nel centro di recupero al quale Steve, il figlio quindicenne, è stato affidato dopo la morte del padre. “

per info: antipsichiatriapisa@inventati.org

giovedì 9 novembre 2017

Processo Soldi e passeggiata antipsichiatrica


 
Il 27 settembre è cominciato il processo per la morte di Andrea Soldi, ucciso dai vigili urbani che stavano cercando di imporgli con la forza un TSO – un trattamento sanitario obbligatorio.

Riceviamo e pubblichiamo l'iniziativa da parte degli amici del Collettivo Mastrogiovanni di Torino, organizzata in occasione del processo per la morte dopo un TSO di Andrea Soldi. Il processo che si sta svolgendo in questi giorni è anche occasione per mettere in discussione la legittimità del Trattamento Sanitario Obbligatorio e portare l'argomento delle vittime per psichiatria all'attenzione dell'opinione pubblica.

da RadioBlackout :
In questi giorni, con le testimonianze dei sanitari, che visitarono Soldi quando arrivò in ospedale ammanettato e ormai privo di coscienza per la lunga mancanza di ossigeno, il processo sta entrando nel vivo.
La vicenda di Soldi non è che la punta dell’iceberg. La lista dei morti di psichiatria, che si allunga anno dopo anno, ci mostra una pratica che serve a disciplinare, reprimere, rinchiudere, non certo a “curare”.

Sabato 11 novembre gli attivist* del collettivo antipsichiatrico Francesco Mastrogiovanni hanno promosso una passaggiata informativa per il Balon, con quattro quadri di normale repressione psichiatrica.
L’appuntamento è alle 10 in via Andreis angolo via Borgodora

Di seguito un testo del Collettivo Mastrogiovanni sulla vicenda Soldi e non solo:

“Andrea Soldi è morto il 5 agosto 2015 in piazzale Umbria a Torino, ucciso dai vigili urbani che lo stavano sottoponendo ad un TSO (Trattamento sanitario obbligatorio), perché non si era presentato alla mensile somministrazione forzata (tramite iniezione a lento rilascio) di Haldol, un potente e dannoso neurolettico che provoca dipendenza e gravi effetti collaterali. Il 27 settembre si è aperto il processo che vede imputati per omicidio colposo i 3 vigili autori della manovra contenitiva che ha di fatto soffocato l’uomo, e lo psichiatra che ha disposto il TSO senza che ci fossero le necessarie condizioni previste dalla legge. Tutti hanno continuato e continuano a svolgere le proprie mansioni. I vigili sono stati spostati in un altro reparto. Nel passaggio ci è scappata una promozione.
Durante le udienze preliminari il Comune e l’Asl To2 avevano offerto 400.000 euro ai familiari della vittima, che li hanno rifiutati. Il solo fatto che due enti che versano in ristrettezze economiche abbiano proposto massimali di risarcimento ancor prima che fosse accertata l’effettiva responsabilità degli imputati, ci fa capire il peso che questo processo potrebbe avere nell’attaccare l’istituzione psichiatrica e i suoi (ab)usi, ponendo l’attenzione sul TSO, ovvero quel trattamento che dà agli psichiatri il potere di catturare, imprigionare e drogare le persone contro la loro volontà e in modo del tutto arbitrario.
Quella di Andrea non è una storia di malasanità, un errore nell’attuazione di un provvedimento terapeutico, ma è la più tragica conseguenza di pratiche quotidianamente perpetrate dalla psichiatria, di continui ricatti, violenze e vessazioni che la maggior parte degli utenti psichiatrici sono costretti a subire. Non è neanche un caso isolato di morte per TSO, perché sono in tanti a perdere la vita durante la cattura e soprattutto a causa dell’indiscriminata e ponderosa somministrazione di psicofarmaci. La differenza è che nel caso di Andrea ci sono tanti testimoni, occhi e orecchie di gente “normale” che hanno assistito a ciò che mai avrebbero potuto immaginare, perché la repressione psichiatrica avviene nella solitudine di chi ne è investito, nel silenzio delle loro famiglie, dentro reparti chiusi e in luoghi isolati. La storia di Andrea è l’eccezione che conferma la regola e da due anni è deflagrata nelle pagine di cronaca dei giornali. É una storia simile a quella di Francesco Mastrogiovanni, le cui ultime ore di vita nel repartino dell’ospedale di S. Luca di Vallo della Lucania, sono state immortalate da una telecamera: 87 ore di agonia durante le quali, pesantemente sedato con farmaci antipsicotici, è stato legato mani e piedi al letto, senza cibo né acqua, fino alla morte il 31 luglio del 2009. Anche Franco è morto durante un ricovero coatto, anche in questo caso il comportamento della vittima era tranquillo e conciliante, e anche stavolta il provvedimento non era legittimo. Anche qui un altro processo iniziato a novembre 2014 che vede imputati 12 infermieri e 6 medici (per reati di sequestro, falso in atto pubblico e morte in conseguenza ad altro reato – il sequestro), in cui si cerca sempre di circoscrivere la tortura subita all’interno di un ospedale come un episodio unico di disservizio ed inefficienza. A novembre scorso la Corte d’Appello di Salerno ha condannato gli 11 infermieri (pene dai 14 mesi ai 15 mesi) che in primo grado erano stati assolti e ha confermato le condanne per i sei medici, a cui però le pene sono state ridotte (dai 13 mesi ai due anni). A tutti è stata sospesa la pena e, quindi, continuano a lavorare nel SSN. Uno dei medici è coinvolto nella morte di Massimiliano Malzone avvenuta nel giugno 2015 nel SPDC di Sant’Arsenio di Polla, probabilmente a causa di una somministrazione letale di farmaci.
L’ultimo fatto di cronaca risale ad agosto, quando Fabio Tozzi, un uomo di 48 anni che, entrato in TSO all’ospedale Villa Scassi a Genova, ne è uscito morto dopo un paio d’ore, durante le quali è passato prima per il pronto soccorso e poi per il repartino, e ha ricevuto una o forse più somministrazioni di psicofarmaci. É paradossale che un uomo controllato da famiglia e Sert per la sua dipendenza dipendenza da droghe, sia morto in ospedale per un’overdose di psicofarmaci, ovvero sempre sostanze psicotrope ma “legali” in quanto prescritte da medici.

Nonostante in Italia i manicomi siano stati chiusi alla fine degli anni Settanta, l’orrore psichiatrico non è mai finito e come si moriva nei manicomi, si muore oggi nei nuovi luoghi della psichiatria, strutture più piccole capillarmente diffuse sul territorio, all’interno delle quali continuano a perpetrarsi sia l’etichetta di “malato mentale” sia i metodi coercitivi e violenti della psichiatria.
Di recente a Torino a due lavoratrici OSS della comunità psichiatrica torinese “Il Ponte”, che sono state sospese e licenziate poiché lottavano contro la contenzione fisica dei pazienti all’interno delle 5 comunità psichiatriche, dove, nonostante le alte rette versate dall’ASL, manca il personale. Per il guadagno di pochi privati, si calpesta la dignità sia dei pazienti, sempre più sedati e contenuti, sia di quei lavoratori che obiettano metodi disumani e manicomiali.
La psichiatria può cambiare i nomi dei luoghi e dei trattamenti, gode dell’appoggio di medici, tribunali, giornali e fautori del contenimento e del mantenimento dello status quo, ma non riuscirà mai a persuadere chi ha avuto la sfortuna di incapparvi e vive ogni giorno i suoi soprusi, così come chi odia la reclusione, chi vuole abbattere mura, gabbie e confini e lotta ogni giorno per la libertà di tutti.

Collettivo Antipsichiatrico “Francesco Mastrogiovanni”
Telefono: 345 61 94 300 martedì dalle 19, oppure lascia un messaggio in segreteria
antipsichiatriatorino@inventati.org”

Ascolta la diretta con Raffaella del Collettivo Mastrogiovanni su http://radioblackout.org/2017/11/processo-soldi-e-passeggiata-antipsichiatrica/