martedì 17 gennaio 2017

Giovedì 26 Gennaio Circolo Bonometti

Ore 17 e 30 chiacchierata con il Camap; presentazione del libro 'La Critica Psichiatrica' di Gabriele Crimella
Ore 20 e 30 proiezione del documentario Senza Ragione

Benefit vittime della psichiatria

Giovedì 26 Gennaio Circolo Anarchico Bonometti - Vicolo Borgondio - Brescia

domenica 15 gennaio 2017

Dal 41bis all'isolamento totale per altri sei anni

L'ultimo Rapporto del Garante nazionale denuncia una storia di tortura, segnalata dalla nostra Associazione all'ufficio del Garante, perpetrata per anni sulla pelle di C.T., detenuto siciliano di 56 anni che fino al 15 ottobre si trovava nel carcere di Voghera, in uno dei braccetti "speciali", quelli dell'isolamento totale. E proveniva da un altro isolamento totale, quello del 41bis dove, probabilmente, avrà cominciato ad avere i primi sintomi di instabilità psichica. Poi altri 5 lunghissimi anni, dal 2011 al 2016, in cui ha vissuto in isolamento totale, affetto da gravissime patologie psichiche, in condizioni di assoluto degrado, senza assistenza sanitaria adeguata e senza incontrare anima viva al di fuori degli agenti e (forse) qualche medico, ma ne dubitiamo.
La descrizione data di quest'uomo, e delle condizioni in cui era tenuto, lasciavano immaginare un uomo delle caverne: nudo, barba lunghissima, sporco, con gravi problemi psichici e privo di contatti umani. Chi ci avvisò ci mise anche in guardia: "attenti perché se vi mettete su questa storia vi tirerete addosso i servizi".
Con la massima discrezione abbiamo contattato il Garante ed anche un parlamentare perché questa storia doveva essere verificata e denunciata. Purtroppo il parlamentare volle far fare "opportune verifiche" trattandosi di una persona incriminata per mafia, come se ci fosse una legge che legittimi la tortura a seconda del titolo del reato, appellandosi alla "legalità"!
Il parlamentare non intervenne in compenso, probabilmente facendo qualche ricerca, mise la pulce nell'orecchio all'amministrazione penitenziaria permettendogli di "correre ai ripari" onde evitare che le condizioni di C.T. venissero riscontrate oggettivamente da qualche altro parlamentare o dal garante stesso. Il garante invece, per come si evince anche dalla relazione, è arrivato "tardi", C.T. era stato trasferito, guarda caso il giorno prima, per "osservazione psichiatrica, fino a miglioramento del quadro clinico" presso il Lorusso-Cutugno di Torino.
Detenuto C.T. trasferito e cartella clinica penitenziaria magicamente cancellata dal personale di Voghera il giorno stesso del trasferimento, quasi a voler cancellare ogni traccia della sua permanenza. Inoltre, l'autorità del garante è stata completamente ignorata, quasi Voghera avesse un regolamento e delle norme a se rispetto al resto del territorio italiano. Ma non ci meravigliamo, nei mesi scorsi abbiamo supportato i detenuti che hanno denunciato le violazioni delle norme costituzionali e dei diritti minimi dei detenuti, confermate dalla Garante Provinciale, appellandosi alle massime cariche dello Stato affinché cessasse questo stato di cose. Ora una ulteriore conferma. Noi ci chiediamo il perché.
Non è normale che l'amministrazione penitenziaria violi persino i suoi stessi regolamenti, l'isolamento per motivi disciplinari infatti è ammesso per non più di sei mesi, rinnovabile ma non all'infinito. E allora ci chiediamo quali sono le motivazioni reali che spingono lo Stato a rischiare così tanto? Quali gli interessi? A chi o cosa questa persona può fare male? Forse che una simile situazione confermerebbe che il regime di 41bis e di isolamento è tortura che può portare anche alla pazzia? Quello che si è operato a Voghera è stato un maldestro tentativo di cancellare il "corpo del reato" perché tenere un uomo in queste condizioni è tortura e, probabilmente, non è l'unico caso in Italia.
Ma in Italia se chiedi l'elemosina sei perseguibile penalmente, se invece torturi un uomo, chiunque esso sia, ti promuovono perché questo reato semplicemente non esiste, però si pratica e si pratica nelle strutture "legali" dello Stato, quelle atte a rieducare le persone che hanno sbagliato ed a risarcire le vittime!
L'unica speranza è che questa persona possa essere adeguatamente curata, magari anche con una sospensione della pena perché incompatibile col regime detentivo. Ma anche di questo ne dubitiamo perché C.T. è uno di quei detenuti cattivi e colpevoli per sempre, un ergastolano ostativo, che non può sperare in nessuna clemenza, neanche in queste condizioni e neanche dopo aver subito per anni torture che, purtroppo, non potranno essere cancellate come la sua cartella clinica

FONTE: www.yairaiha.org

Grazie al Collettivo Senza Numero per la segnalazione

Una legge per regolare il TSO (?)

Chiediamo una "legge Mastrogiovanni" per regolare il Tso
di Valentina Stella
Il Dubbio, 2 gennaio 2017

Parla l'avvocato Michele Capano, legale della sorella della vittima e tesoriere dei Radicali Italiani. In attesa della pubblicazione delle motivazioni della sentenza di secondo grado sul caso Mastrogiovanni abbiamo intervistato Michele Capano, legale della sorella della vittima.

Avvocato, in secondo grado è arrivata anche la condanna per gli infermieri.
In appello i giudici hanno fatto un ragionamento diverso rispetto a quello di primo grado: di fronte a un ordine di tipo manifestamente criminale, come quello della contenzione ininterrotta e prolungata nel caso in questione, non è possibile giustificare una persona che ubbidisce. Potremmo dire che i giudici hanno stabilito il dovere alla disobbedienza di questi infermieri: disobbedire è doveroso quando ti viene ordinato di delinquere.

Può ritenersi complessivamente soddisfatto della sentenza?
Ritengo positiva la sentenza perché il punto di principio che riguarda anche la responsabilità degli infermieri era il vero nodo da sciogliere. Certo non è stata una sentenza severa dal punto di vista delle pene inflitte, ma da radicale il tema mi appassiona poco... piuttosto si è cominciata ad illuminare la grande zona d'ombra delle condizioni di svolgimento dei Tso.

Però forse è da sottolineare negativamente il fatto che i medici continuino a svolgere il loro lavoro come se niente fosse.
Sì, la sentenza d'appello ha anche cancellato l'interdizione temporanea dalla professione, che riguardava i medici, ma il nodo è rappresentato dalla tutela dei pazienti che sono sottoposti a Tso... Presso la procura della Repubblica di Lagonegro pende una indagine per la morte di un ragazzo, Massimiliano Malzone, avvenuta lo scorso anno nell'ospedale di Sant'Arsenio e che era stato curato da alcuni degli stessi medici coinvolti nel caso Mastrogiovanni, e non è l'unico caso di morte ' da Tso" nell'ultimo anno nella sola provincia di Salerno. Anche alcuni psichiatri incredibilmente ritengono che quando un cittadino viene "investito" dal Tso... nei suoi confronti - dalla contenzione al sovraccarico di farmaci, finanche alla privazione di contatti con i familiari - siano permesse condotte altrimenti impensabili. Come se si entrasse - è il caso di Mastrogiovanni - in una dimensione parallela, e il paziente si trasformasse da persona in "cosa".

In Italia si registrano 20.000 Tso all'anno. Com'è la situazione in generale?
Alcuni dati indicano una differenza tra regione e regione: in Friuli Venezia Giulia ci sono cinque Tso per 10.0000 abitanti, in Sicilia trenta Tso per 10.0000 abitanti. Significa che da un lato c'è una strategia per non arrivare direttamente alla soluzione del Tso, mentre dall'altro lato c'è una maggiore superficialità e una minore efficacia dei servizi psichiatrici territoriali che dovrebbero svolgere una funzione ' preventivà.

Quale ruolo gioca il Sindaco nella procedura?
È uno dei problemi sul tappeto: nella legge nel 1978 (ndr legge del 23/ 1978 n. 833 che agli articoli 33- 35 disciplina i trattamenti sanitari obbligatori) la presenza del Sindaco veniva immaginata con un ruolo di garanzia del cittadino: l'intervento nella procedura è presto divenuto esclusivamente burocratico, un passaggio di carte senza alcuna contezza della effettiva necessità di ricorrere alla misura privativa della libertà personale. Non ho ancora trovato in Italia un sindaco che abbia rifiutato di ordinare un Tso che gli fosse stato proposto. Forse è il caso di pensare ad una figura diversa. Magari il Garante dei diritti delle persone ristrette.

Lei è anche Tesoriere di Radicali Italiani, i quali chiedono una legge di riforma del Tso.
Sì, pensiamo a una "Legge Mastrogiovanni" che introduca, così come avviene per l'arresto e il fermo, una udienza di convalida, e verifica dell'utilità del prosieguo della privazione della libertà, nel giro di 72 ore o giù di lì. Vogliamo dare a chi subisce il Tso un avvocato, di fiducia o di ufficio che sia. Siamo sicuri che il solo aumento del "filtro" e del controllo potrebbe più che dimezzare i Tso attuali.

riportiamo la notizia così come l'abbiamo ricevuta, grazie al Collettivo Senza Numero per la segnalazione

mercoledì 4 gennaio 2017

Assunti dall’Asl due psichiatri coinvolti nella morte di Mastrogioivanni...

fonte: http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it
SALERNO - Due medici condannati in appello per la morte del maestro Franco Mastrogiovanni, avvenuta nel reparto psichiatrico dell’ospedale di Vallo della Lucania dopo un calvario di quattro giorni e capace di commuovere l’intera Italia, vengono «premiati» dall’Asl Salerno che li assume a tempo indeterminato.
La stessa Azienda che si è costituita parte civile, e anche in secondo grado ha avuto il riconoscimento del risarcimento, ha stabilizzato due psichiatri coinvolti nel processo. Si tratta di Raffaele Basso e Americo Mazza entrambi in servizio presso l’Unità operativa di Salute mentale di Sant’Arsenio. Basso fu condannato in primo grado a quattro anni per falso in cartella clinica: in appello, la pena è stata ridotta a due anni. Mazza, in primo grado fu condannato con la stessa accusa a tre anni rimodulata ad un anno e dieci mesi. Un appello giunto meno di dieci giorni fa proprio come la riapertura del Reparto ospedaliero di Vallo della Lucania che segnava un cambio di passo. Un simbolo della rinascita.
La scelta di assumere i due medici, condannati ma in attesa di sentenza definitiva, «viaggia su binari indipendenti, che si basa su requisiti diversi», come sottolineano dall’ufficio legale dell’Asl. Mentre il direttore generale, Antonio Giordano, chiosa in modo diplomatico: «Dopo la morte del professore Mastrogiovanni l’Azienda di Salerno decise un programma di ristrutturazione dei servizi psichiatrici ospedalieri e trasferì il personale di quel reparto (Vallo della Lucania,ndr) presso il presidio di Sant’Arsenio. Lo stesso personale, medico ed infermieristico, ha lavorato negli ultimi quattro anni presso il servizio ospedaliero di Sant’arsenio. La magistratura ha giudicato e noi ne prendiamo atto. Quel personale medico lavora ora in altri servizi del dipartimento di salute mentale. E la Asl è impegnata in un percorso di umanizzazione e di specializzazione della cura nelle fasi e nelle sedi dove si gestisce la crisi psichiatrica».

Si ribella al TSO ed aggredisce l'equipe

MORS TUA VITA MEA
Qualche mese dopo la morte di Andrea Soldi. l'ennesimo "TSO programmato" e concordato con i familiari del soggetto designato, presenta un epilogo a parti invertite.
Antonio Cassotta, allertato dalla presenza non richiesta degli operatori psichiatrici alla sua porta, afferra un coltello e colpisce la psichiatra e uno dei due infermieri presenti.
Scatta l'accusa di tentato omicidio e Antonio viene tratto in arresto e condotto in carcere.
Se avessimo anche una pur minima percezione di cosa significhi subire delle cure psichiatriche coatte, probabilmente non avremmo alcuna difficoltà nel vedere nell'azione di Antonio più che un tentativo di omicidio, un "eccesso di legittima difesa".
Pur non venendo meno né la rilevanza penale, né la condanna morale di questo comportamento, esso, visto sotto questa luce, apparirebbe immediatamente intelligibile e offrirebbe elementi per capire la natura del trattamento sanitario obbligatorio e le radici della violenza in psichiatria.
Se si vuole essere onesti bisogna dire che la violenza (agita/subita) è elemento intrinseco alla pratica psichiatrica. L'obbligo alle cure per gli utenti psichiatrici (e il correlato obbligo a curare in capo agli operatori psichiatrici) regolato dalla normativa sul TSO crea un inevitabile conflitto fra gli attori in campo (fra l'altro in presenza di un dislivello di potere fra chi DEVE imporre le cure e chi DEVE subirle).
L'uso della forza è legittimo se agito dagli operatori. Assume rilevanza penale solo se agito dagli utenti sotto forma di resistenza attiva o passiva alle cure.
Questo è il motivo per cui di fronte a fatti di violenza simili, si attuino percorsi giudiziari così dissimili.
Nel caso di Andrea Soldi gli operatori risultano indagati a piede libero e in attesa di sapere se saranno o meno rinviati a giudizio. Per Antonio invece si aprono immediatamente le porte del carcere e, con tutta probabilità, inizia il percorso obbligato nel sistema della carcerazione psichiatrica.

La verità che l'obbligo alle cure/a curare trasforma tutti gli attori ora in vittime, ora in carnefici, in un gioco perverso senza fine. La differenza sostanziale fra Andrea o Antonio e i loro curatori compulsavi, è che loro non hanno mai invaso i loro spazi o imposto la loro visione delle cose, non hanno dichiarato nessuna guerra alla normalità: hanno solo resistito alle attenzioni altrui al prezzo della propria vita (Andrea) e della propria libertà (Antonio).
Potremmo concludere con i versi di Alberto Paolini, ex internato del manicomio S. Maria della Pietà:
"A voi che ascoltate una domanda porgere vorrei...
Quale dei due è più dannoso o più pericoloso:
chi nella rete è preso o chi la trama ha teso?"

http://torino.repubblica.it/…/si_ribella_al_tso_e_aggredi…/…