LA FOLLIA DI CURARE LA PAZZIA
Ovvero sulla crisi , sul controllo sociale e sulla diffusione degli psicofarmaci.

L’istituzione psichiatrica è uno dei principali strumenti che il sistema usa per ostacolare l’autodeterminazione degli individui, per arginare qualsiasi critica sociale e normalizzare quei comportamenti ritenuti “devianti” poiché non conformi al mantenimento dello status quo, intervenendo nel complesso ambito della sofferenza.
Assistiamo oggi ad una sistematica diffusione della crisi, di matrice economica, politica, sociale e personale; le cause di questa crisi vanno ricercate nella società in cui viviamo e nello stile di vita che ci viene imposto; non nei cosiddetti disturbi biochimici della mente.
La logica psichiatrica sminuisce invece le nostre sofferenze, riducendo le reazioni dell’individuo rispetto al carico di stress cui si trova sottoposto a sintomi di una malattia e medicalizzando gli eventi naturali della vita.
Poiché la risposta psichiatrica è sempre la stessa per tutte le situazioni – ovvero diagnosi/etichetta e cura farmacologica – noi crediamo che rivendicare il diritto all'autodeterminazione in ambito psichiatrico significhi “riappropriarsi” della follia e della molteplicità di maniere per affrontarla, elaborandola in maniera autonoma.
La psichiatria moderna è diventata una tecnica di repressione tramite psicofarmaci. Che bisogno c’è della camicia di forza quando oggi basta una pillola o un'iniezione?
Sicuramente l’uso della violenza (non del tutto scomparso, laddove ancora si pratica la contenzione meccanica) è un approccio più appariscente e rumoroso. Ecco perché oggi gli si preferisce la tecnica farmacologica, più silenziosa, incontrollabile e accettabile. È molto più semplice convincere qualcuno a prendere delle pasticche o a farsi fare iniezioni che a farsi legare ad un letto.
In questa epoca post-basagliana, in cui si chiudono gli OPG (Ospedali Psichiatrici Giudiziari) ma si aprono le REMS (Residenze Esecuzione Misura di Sicurezza), in cui si continua a praticare l’elettroshock avendogli solamente cambiato nome in TEC (Terapia Elettro Convulsiva) non c'è evoluzione o cambiamento (né democrazia, per chi ne parli ancora in questi termini) nell'affrontare la follia senza legarla ad un letto ma sostenendo l'obbligo di cura.

L’istituzione psichiatrica continua a compiere la sua funzione di esclusione e controllo sociale, ed ha enormemente ampliato il suo bacino d’utenza aumentando di anno in anno il numero di “malattie mentali” da curare, ossia dei comportamenti “devianti” da uniformare. Tra questi rientra il consumo di sostanze psicoattive, che oggi diviene sintomo di un disagio da trattare con cure psichiatriche, trasformando un fenomeno culturale e sociale in una questione sanitaria. Negli ultimi anni a causa del decreto Fini-Giovanardi e delle nuove proposte di legge in materia psichiatrica, si è rafforzato il legame proibizionismo-psichiatria ed i consumatori di sostanze illegali sono diventati merce per le multinazionali farmaceutiche e per l'industria del recupero e della riabilitazione sulla base di una doppia diagnosi che li vede “malati mentali” in quanto drogati e “drogati” a causa della loro "malattia mentale".
Nonostante si dimostri proibizionista nei confronti di chi consuma volontariamente sostanze, la psichiatria diffonde sul mercato molecole psicoattive e somministra trattamenti farmacologici che sono spesso introdotti coercitivamente nel corpo delle persone.
Gli psicofarmaci, oltre ad agire solo sui sintomi e non sulle cause della sofferenza della persona, alterano il metabolismo e le percezioni, rallentano i percorsi cognitivi ed ideativi contrastando la possibilità di fare scelte autonome, generano fenomeni di dipendenza ed assuefazione del tutto pari, se non superiori, a quelli delle sostanze illegali classificate come droghe pesanti, dalle quali si distinguono non per le loro proprietà chimiche o effetti ma per il fatto di essere prescritti da un medico e commercializzate in farmacia.

Siamo contro l'obbligo di cura. Non siamo a priori contro l'utilizzo di psicofarmaci e non demonizziamo alcuna delle sostanze. Riteniamo che spetti all'individuo deciderne in libertà e consapevolezza l'assunzione. Sentiamo pertanto l'esigenza di contrastare ancora una volta il perpetuarsi di tutte le pratiche psichiatriche e di smascherare l’interesse economico che si cela dietro l’invenzione di nuove malattie per promuovere la vendita di nuovi farmaci.

Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud
via San Lorenzo 38 56100 Pisa
 antipsichiatriapisa@inventati.org www.artaudpisa.noblogs.org / 335 7002669
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