mercoledì 27 aprile 2016

Pisa 7 Maggio

 SABATO 7 MAGGIO 2016
 c/o Spazio Antagonista NEWROZ in via Garibaldi 72 a Pisa

 il Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud presenta alle ore 17:30

 “LA CRITICA PSICHIATRICA. Nelle opere di Szasz e Foucault” di
 Gabriele Crimella Edizioni Sensibili Alle Foglie

 La lettura delle opere di Foucault e di Szasz viene qui proposta per
 aprire una riflessione sulla teoria e soprattutto sulla pratica
 psichiatrica. L'attenzione è posta sulla critica delle basi
 epistemologiche di questa scienza, che a differenza delle altre
 branche della medicina opera in assenza di riscontri biologici nella
 maggior parte delle sue diagnosi, e sulle istituzioni psichiatriche.
 Di queste ultime, luoghi come i manicomi e gli ospedali psichiatrici
 giudiziari o dispositivi come il trattamento sanitario obbligatori e
 la contenzione farmacologica, viene messo in evidenza il carattere
meramente coercitivo, a partire dal "grande internamento" analizzato
 da Foucault. Si considera inoltre il ruolo della psichiatria, come
 denunciato da Szasz, nella tendenza a patologizzare l'intera gamma dei
 comportamenti umani a scopi di controllo sociale.

 Dibattito alla presenza dell’autore e
del Camap - Collettivo Antipsichiatrico Camuno

 ore 20:30 APERICENA e a seguire
 SERATA MUSICALE con DJ SET MISS CRISS

 BENEFIT per il COLLETTIVO ARTAUD

 Per info:
 antipsichiatriapisa@inventati.org
 www.artaudpisa.noblogs.org


martedì 19 aprile 2016

ENUSP – Gli interventi psichiatrici coercitivi costituiscono una violazione dei diritti e rendono inefficaci le cure

(l'originale si trova qui:
e
www.enusp.org
ENUSP = European Network of (ex)users and survivors of psychiatry)
 

I Diritti Umani e il contesto

Fin dal 2006, la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità (UN CRPD), chiede un cambiamento di paradigma, per rompere con le leggi e gli atteggiamenti paternalistici nei confronti delle persone con disabilità e per cambiare rotta verso un sostegno rispettoso del processo decisionale, basato sulla volontà e le preferenze della persona in questione. L’invito implicito della Convenzione ONU, per porre fine a trattamenti psichiatrici obbligatori, è stata esplicitato da diverse pubblicazioni del Comitato CRPD e in particolare dalle Linee Guida dell’articolo 14. Le linee guida chiariscono che la detenzione di persone con disabilità psico-sociali, ai sensi della legislazione nazionale, sulla base della loro menomazione reale o percepita, e sulla presunta pericolosità per se stessi e/o ad altri “è discriminatorio e parificato alla privazione arbitraria della libertà”.[1]

 
Tuttavia, due organismi delle Nazioni Unite sono attualmente in conflitto con le norme stabilite dalla CRPD dell’ONU: il Comitato per i Diritti Umani [2] e il Sottocomitato per la Prevenzione della Tortura (SPT) nel loro documento “Diritti delle persone istituzionalizzate e trattate medicalmente senza il consenso informato”. Rights of persons institutionalized and medically treated without informed consent. Ma il Comitato dei Diritti dell’Uomo ammette che le misure coercitive sono dannose: “Il Comitato mette in evidenza il danno inerente a qualsiasi privazione di libertà e anche i danni particolari che possono derivare da una situazione di ricovero involontario”.[3] Inoltre il Comitato per i Diritti Umani raccomanda agli Stati membri “di rivedere le leggi e le pratiche obsolete” e dice che “gli Stati membri dovrebbero mettere a disposizione adeguati servizi socio-assistenziali di comunità o alternative per persone con disabilità psico-sociali, al fine di offrire alternative meno restrittive della segregazione”. Tuttavia, nonostante ciò, il Comitato per i Diritti Umani riconosce la possibilità di misure coercitive, a condizione che siano applicate “come misura di estrema ratio e per il più breve lasso di tempo appropriato, e devono essere accompagnate da adeguate garanzie procedurali e sostanziali, stabilite dalla legge”.[4]
Anche l’SPT [Sottocomitato per la Prevenzione della Tortura] permette il ricovero e il trattamento sanitario obbligatorio, e vanno anche oltre dicendo che l’abolizione violerebbe il “diritto alla salute” e il “diritto a essere liberi dalla tortura e da altri maltrattamenti”. L’SPT afferma ad esempio: “... la sistemazione in una struttura psichiatrica può essere necessaria per proteggere il detenuto dalla discriminazione, dall’abuso e dai rischi per la salute derivanti da una malattia”[5], “La misura [trattamento senza consenso] deve essere l'ultima risorsa per evitare danni irreparabili alla vita, all’integrità o alla salute della persona interessata ...”[6]. Inoltre, l’SPT riconosce le contenzioni come una misura legittima: “Le contenzioni fisiche o farmacologiche ... devono essere considerate misure di estrema ratio per motivi di sicurezza”[7], e consente inoltre “l’isolamento di natura medica”[8]. 
E’ interessante notare che prima della pubblicazione dei due documenti menzionati sopra, la relazione tematica “La tortura in ambito sanitario”, del Relatore Speciale delle Nazioni Unite sulla tortura e altri trattamenti o punizioni crudeli, inumani o degradanti (A/HRC/22/53), ha sollecitato il divieto assoluto dei trattamenti psichiatrici coercitivi, al fine di garantire che le persone con disabilità psicosociali, intellettive e altre, siano libere dalla tortura e dai maltrattamenti. Tuttavia, a quanto pare, la sua voce non è stata sentita, così come altre voci che documentano numerose violazioni dei diritti umani nelle istituzioni psichiatriche. Una di queste voci è la relazione del FRA [Agenzia dell'Unione europea per i diritti fondamentali] pubblicata nel 2012, che rivela il trauma e la paura che le persone sperimentano, e afferma che “le condizioni estremamente scadenti, l’assenza di assistenza sanitaria e l’abuso persistente, hanno provocato la morte di ricoverati nei servizi sanitari istituzionali”[9].  
Pertanto si può vedere che gli argomenti a favore dell’amministrazione delle misure coercitive sono basati su motivazioni false perché, come è stato dimostrato da numerose fonti, comprese le relazioni del CPT e le fonti di cui sopra, le istituzioni psichiatriche non possono essere considerate in nessun caso un rifugio sicuro dalla discriminazione, dall’abuso, dalla tortura e dal maltrattamento. Per quanto concerne le considerazioni e le terapie mediche, facciamo rilevare quanto segue:

I trattamenti sanitari obbligatori non sono cure

La cura dovrebbe produrre un incremento del benessere e la guarigione. Benessere - o salute mentale - è un valore intrinseco molto personale, che non può essere ottenuto mediante coercizione. Prendersi cura l’uno dell’altro è una delle migliori cose che le persone possono offrire gli uni agli altri. Al contrario, interventi psichiatrici coercitivi sono molto traumatici, e provocano sofferenza e un aumento dei problemi psicosociali. Inoltre fa peggiorare la situazione, ed è tra le cose peggiori che le persone possono fare agli altri. C’è un’enorme differenza tra trattamenti obbligatori e cure. Sono due cose completamente opposte tra loro.

I trattamenti sanitari obbligatori rendono le cure inutili

I trattamenti sanitari obbligatori sono controproducenti per la salute mentale e la cura, e rappresentano una “violazione del contatto”. Questo può essere visto da un lato, per esempio, quando gli infermieri smettono di cercare a comunicare o a fornire supporto, e ricorrono a interventi coercitivi. Dall’altra può essere visto nelle incomprensioni e nei traumi che la persona sottoposta a trattamento sanitario obbligatorio subisce, che disattivano il contatto significativo. E’ ovvio che un buon contatto e una buona comunicazione, sono necessari per una buona salute mentale. La fine della comunicazione, così com’è indotta dagli interventi psichiatrici obbligatori, è una pratica molto dannosa, che rende impossibile un contatto significativo e pertanto la cura mentale in sé.

I trattamenti sanitari obbligatori non producono sicurezza.

A causa della sofferenza, l’incremento di problemi psicosociali, e la mancanza di qualsiasi sostegno per il recupero causato da interventi psichiatrici coercitivi, i rischi di un escalation aumentano, e possono tradursi in un cerchio infinito di conflitto e di escalation, come le nostre esperienze dimostrano. L’argomento comune adottato “proteggere da danni o lesioni a sé o agli altri”, non si basa su elementi probatori fattuali, a sostegno di questa affermazione. Gli interventi psichiatrici obbligatori non producono una maggiore sicurezza, ma provocano un aumento di crisi, e di conseguenza a un rischio maggiore di escalation.

Gli interventi psichiatrici obbligatori indicano che c’è un deficit di cura nel campo della salute mentale.

Gli interventi psichiatrici obbligatori sono più un meccanismo per il (tentato) controllo sociale integrato all'interno di un sistema sottosviluppato e strutturalmente trascurata (e abusato dal punto di vista politico) di cura della salute mentale, che è costruito sui resti orribili del passato, piuttosto che sulle competenze per sostenere la salute mentale e il benessere. Arretratezza e finanziamenti insufficienti del sistema di cura della salute mentale, sono la causa della bassissima priorità politica data alla cura della salute mentale, che spiega, di conseguenza, il livello estremamente basso di finanziamenti. E’ impossibile fornire assistenza di qualità senza un adeguato finanziamento e un’attenzione per gli standard di qualità. Tuttavia, a causa di uno stigma storico, la cura della salute mentale rimane impopolare per la società, vale a dire per gli elettori, e quindi per i politici. In caso di estrema carenza di finanziamenti, la migliore soluzione possibile per il sistema è quello di mantenere la calma, fornendo un sacco di farmaci dannosi e in molti casi indesiderati alle persone isolate e chiamando questo cure mediche. Tuttavia, la vera e propria cura della salute mentale è possibile quando vengono compiuti sforzi e forniti fondi sufficienti.

mercoledì 6 aprile 2016

Venerdì 8 Aprile - Mantova e Piacenza

Operatori Sociali Mantova vi invita al terzo incontro del ciclo
"Nessun* è normale. Rassegna per e sull'antipsichiatria"

VENERDI' 8 APRILE - 0RE 18.30
Marary Saina - Malati di Spirito
Visione della malattia mentale e percorsi terapeutici nel Sud Ovest del Madagascar.


Associazione di Volontariato Masala presenta il progetto di cooperazione internazionale Rano Sitrana - Acqua di Vita realizzato nell'anno 2015 in Madagascar.

Il progetto svolto in partenariato con L'ECAR Freres de la trasfiguration de Jesus di Toliara in Madagascar è stato reso possibile grazie al finanziamento dell'8xmille della Chiesa Valdese.Tale iniziativa ha visto l'Associazione Masala impegnata nel sostegno del Foyer de l'Amitié di Toliara (Madagascar) centro per la riabilitazione ed il reinserimento di persone con problemi di salute mentale. Presso tale centro sono state svolte attività di formazione a favore del personale e dei famigliari dei malati, è stato realizzato un pozzo per l'approvvigionamento idrico e sono state sostenute le cure dei pazienti. L'associazione Masala ha realizzato attraverso i suoi volontari una ricerca antropologica in loco per indagare la visione della malattia mentale e le forme di terapia che vengono messe in campo nel Sud del Madagascar.
Tale ricerca vuole essere uno spunto, un'apertura verso la comprensione di un mondo che trascende il pensiero razionale occidentale e che ci può aiutare ad aprire un dialogo con coloro che entrano nella nostra società, portatori di altre culture, che non sia appiattimento ad un integrazione unilaterale.

A SEGUIRE APERICENA
PRESSO SPAZIO SOCIALE LA BOJE
STRADA CHIESANUOVA 10
MANTOVA 

da segnalare, inoltre:

INCONTRO CON IL TELEFONO VIOLA  DI  PIACENZA

ore 18:30 presentazione

ore 20: apericena benefit

a seguire  PROTESTANGO-⁠ monologhi rappati da Buenos Aires

PELLICCERIA OCCUPATA -⁠ vico di Pellicceria 1


TELEFONO VIOLA -⁠Piacenza   www.telefonoviolapiacenza.blogspot.it
                           www.telefonoviola.org

sabato 2 aprile 2016

Giovedì 7 APRILE - XM24, Bologna

Spazio Pubblico Xm24
via Fioravanti 24
Bolognina (BO)
Ore 19,30
CENA BENEFIT per il Telefono Viola
Ore 20:30
INCONTRO PUBBLICO –
“SUPERAMENTO DELL’OSPEDALE PSICHIATRICO GIUDIZIARIO”
Situazione attuale e prospettive future.
Tra immagini e realtà. Tra limiti,contraddizioni e criticità
– Proposte pratiche per liberarsi realmente da strutture e logiche
manicomiali
– Il Caso della R.E.M.S.
“CASA DEGLI SVIZZERI” di Bologna

a seguire DIBATTITO APERTO

ANCORA MANICOMI

R.E.M.S (residenze per l’esecuzione della misura di sicurezza)
in via Terracini 31 – BOLOGNA
Nel 2011 la degradante situazione che vivevano gli internati dei sei ospedali psichiatrici giudiziari(O.P.G),è fuoriuscita da quelle mortificanti strutture “terapeutiche”,rompendo quell’agghiacciante silenzio imposto da gran parte della psichiatria e della magistratura,complice una società”civile” per lo più indifferente e ancora pronta a legittimare le innumerevoli atrocità che tuttora compie professionalmente la pseudo-scienza psichiatrica all’interno dei propri servizi manicomiali gestiti autonomamente dai D.S.M (dipartimenti di salute mentale)o da compiacenti cooperative sociali(tra cui comunità,reparti ospedalieri,centri diurni e ambulatoriali).
L’impatto mediatico ottenuto dalle riprese effettuate all’interno dei vari O.P.G ha certamente favorito l’approvazione della legge 81, la quale sancisce in data 31.3.2015 la chiusura dei sei manicomi giudiziari(cinque tuttora funzionanti) e obbliga ogni Regione a predisporre sul proprio territorio nuove strutture,le R.E.M.S(residenze per l’esecuzione della misura di sicurezza).
Ma fin quando non si avrà la volontà di cancellare dal codice penale la cosiddetta “pericolosità sociale”, i giudici sulla base dell’”incapacità di intendere e volere” definita da un perito psichiatra all’interno di un processo penale, applicheranno una “misura di sicurezza detentiva”, ovverosia un internamento nelle R.E.M.S o “non detentiva”(libertà vigilata) con la presa in carico troppo spesso vitalizia e asfissiante dei servizi psichiatrici territoriali.
Sostituire la targa esterna del manicomio(vedi“ex”-O.P.G di Castiglione delle Stiviere ora R.E.M.S), rimbiancare le pareti o le mura di cinta, sostituire le inferiate con vetri antisfondamento e capillari sistemi di sorveglianza, sostituire le porte blindate con alti dosi di psicofarmaci e l’uso dei letti di contenzione, diminuire il numero delle persone internate, sostituire l’”ergoterapia” ovverosia il lavoro imposto nei vecchi manicomi con le “attività occupazionali terapeutiche”(solo efficaci nel sopportare il misero e lento trascorrere del tempo),sostituire le divise della polizia penitenziaria con le divise della sicurezza privata,con i camici bianchi dei “medici” e degli operatori sanitari(oltre a un numero insignificante di figure educative troppo spesso appartenenti alla ciurma dei sorveglianti),sono tutte misure utili a mistificare la conservazione dello status quo.
Cambiare tutto per non cambiare nulla…
Anche a Bologna AUSL,magistratura di sorveglianza e compiacenti giornalisti,hanno il coraggio e l’arroganza di presentare il neo-manicomio di via Terracini come un luogo nel quale si concretizza un reale percorso di “superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari”.
Le testimonianze e le regole imposte dai vari responsabili/carcerieri, presentano una situazione ben distinta dall’immagine che in questi mesi si è forzatamente costruita. Purtroppo per loro ci sono persone che non si sottomettono a questo stato di cose e denunciano l’esistenza di regole di natura esclusivamente carceraria e manicomiale.
Le visite dei parenti possono essere effettuate solo una ogni due settimane(mentre nell’O.P.G di Reggio Emilia sono concesse sei visite ogni mese),ogni internato può ricevere ed effettuare solo una telefonata alla settimana e solo a numeri autorizzati dai responsabili i quali non sono certamente propensi a richiedere,al magistrato di sorveglianza,“permessi di uscita”dal neo-manicomio(all’O.P.G di Castiglione delle Stiviere si concedono “permessi di uscita” con più frequenza e per più ore o giorni).
Altro che superamento degli O.P.G…
Altro che reinserimento sociale…
In tale struttura l’approccio degli operatori non valorizza le diversità ma le patologizza secondo i loro ristretti parametri di giudizio. La loro misera e “indiscutibile” Normalità. L’autorità di chi si autoproclama “terapeuta”.
Le logiche manicomiali,in grado di creare stigma e isolamento dal mondo esterno sono ben radicate in questa struttura a loro dire“di cura e custodia”.Ma sappiamo bene che tutti i castelli di sabbia,presto o tardi crollano inesorabilmente.
Impediamo che i tentacoli asfissianti della psichiatria continuino ad allargarsi in ogni dove, violentando la sfera spirituale, umana, sociale, del disagio, della sofferenza, del proprio essere… della vita.
I Telefoni Viola con le realtà con cui collaborano, continueranno a porre impegno nel rendere sempre più agibili i percorsi di chi esprime la volontà di liberarsi una volta per tutte dalla morsa psichiatrica. Continueremo sempre con maggior tenacia ad offrire un concreto sostegno umano,medico e legale a chi lo riterrà opportuno in pieno rispetto della libertà e della dignità dell’individuo.
Telefono Viola di Piacenza,Reggio Emilia e Bergamo
Collettivo antipsichiatrico Antonin Artaud – Pisa
Collettivo antipsichiatrico Camap – Brescia
Per contatti a Bologna: lab57@indivia.net
Per contatti nazionali:  antipsichiatriapc@autistici.org www.telefonoviola.org
 
Per leggere le nostre PROPOSTE PRATICHE per un REALE superamento dell’O.P.G leggi il comunicato:
“SIAMO TUTTI SOCIALMENTE PERICOLOSI”
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TelefoniViola mailing list
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