lunedì 28 settembre 2015

BERGAMO SABATO 3 OTTOBRE

c/o Kascina Popolare Autogestita in via Ponchia 8, zona Monterosso
alle ore 18 dibattito

''Cambiare tutto per non cambiare niente: due giornate di dibattito
aperto sull'attualità psichiatrica italiana, fra vecchie e nuove forme
di manicomio'' e presentazione del libro
"ELETTROSHOCK. La storia delle terapie elettroconvulsive e i racconti di chi le ha vissute."
a cura del Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud, ed. Sensibili alle Foglie.

Alle ore 20:30 Cena benefit Underground
Dopo cena proiezione video “Pietro” di A.Valente una lucida testimonianza sull’elettroshock

per info:
antipsichiatriapisa@inventati.org
www.artaudpisa.noblogs.org

giovedì 24 settembre 2015

Torino sab 26/09: CORTEO CONTRO SGOMBERI E MANICOMI

Torino Sabato 26 dalle 15 in Piazza XVIII dicembre
CORTEO contro sgomberi e manicomi 

NE' MANICOMI! NE' PSICHIATRIA!
DIFENDIAMO IL BAROCCHIO SQUAT

Il Barocchio squat, storica occupazione torinese che 24 anni fa ha strappato al degrado e all'abbandono un'antica cappella e una cascina nel comune di Grugliasco per renderla un'officina di pratiche libertarie, di autogestione e di condivisione, è a rischio di sgombero.  Secondo infatti un progetto della Regione, accolto dall'ASL TO3 e dal comune di Grugliasco, la Comunità psichiatrica omonima e ad esso adiacente sarà trasformata in REMS (Residenza per l'esecuzione delle misure di sicurezza), e tutta l'area limitrofa sarà bonificata in funzione del nuovo carcere psichiatrico. La legge n. 81/2014 che ha sancito la chiusura degli OPG  (Ospedali psichiatrici giudiziari) dal 31 marzo di quest'anno prevede proprio che questi vengano superati dalle REMS, ossia dei miniOPG (max 20 posti letto) in ogni regione affidati a personale sanitario. Non solo ad oggi i 6 OPG (Castiglione delle Stiviere,Reggio Emilia, Montelupo fiorentino, Napoli, Aversa e Barcellona Pozzo di Gotto),  teatro per anni di torture ed abusi di ogni genere, sono ancora aperti, ma si procede con l'apertura di nuovi manicomi criminali, magari più accoglienti, come se il manicomio fosse un luogo e non un concetto, quello del "folle" incurabile, pericoloso e irresponsabile da isolare dalla società e da rinchiudere per sempre. Tale focalizzazione sul soggetto che compie il reato, più che sul reato stesso, ha una diretta discendenza dal positivismo e dalle teorie di Cesare Lombroso, e diversi esempi nel corso della nostra storia, dai lager nazisti, ai moderni CIE, campi rom e misure di sorveglianza speciale.
Il concetto di pericolosità sociale, alla base di queste istituzioni, è uno strumento di repressione, segregazione ed eliminazione, volto da sempre a  preservare il potere e la comunità da comportamenti deviati, non conformi e antagonisti.  Se di riforma dei manicomi criminali si può parlare, così come negli anni dei manicomi "classici" e del sistema penitenziario, questa si inscrive in un programma sociale che il potere sta attuando sul territorio finalizzato ad un capillare controllo e ad una maggiore repressione, per il quale si serve - come da sempre nella storia - della psichiatria e del manicomio, e di una loro diffusione, grazie anche all'ausilio della moderna psicofarmacologia.
Rems, comunità terapeutiche, cliniche psichiatriche, case-famiglia, repartini sono i "nuovi" luoghi della psichiatria, dove continuano a perpetrarsi  lo stesso concetto di "malattia mentale", le stesse cure e trattamenti, e le stesse pratiche coercitive. E ad essi si aggiungono i CIE, in cui gli psicofarmaci sono addirittura nascosti nel cibo, al fine di controllare chimicamente i reclusi per ragioni di sicurezza; le carceri, all'interno delle quali vengono somministrati ansiolitici, sedativi e tranquillanti in maniera massiccia, e che vengono dotati  di reparti di osservazione psichiatrica; le scuole, attraverso test e screening per individuare preventivamente la "malattia" e indirizzare le famiglie verso una tempestiva "cura". La psichiatria infatti attraverso le sue diagnosi dice di "curare" i comportamenti "anormali", e, sulla base di un pregiudizio e di un parere del tutto arbitrario sul modo di pensare e di agire delle persone, ha la possibilità, attraverso l'obbligo delle cure e i TSO (trattamenti sanitari obbligatori), di sequestrare, rinchiudere e torturare le persone. A volte anche di ucciderle, come è successo ad Andrea Soldi, colpevole di non aver voluto sottoporsi alla mensile iniezione a lento rilascio di haldol - un potente e dannoso neurolettico, che provoca dipendenza e gravi effetti collaterali -, e di aver quindi preso una libera scelta su come volersi curare per stare meglio, e per questo brutalmente strangolato dalla squadra mobile dei vigili urbani il 5 agosto su una panchina di Piazzale Umbria, a cui si era aggrappato per sfuggire all'ennesima cattura e violenza farmacologica.
Come possono i comportamenti delle persone, siano essi "anormali" e non comprensibili, così come il dolore e la sofferenza, essere giudicati "malattia"? Cosa differisce la "follia" dalla "normalità", se "normale" è uccidere delle persone o drogare dei bambini? Come può essere considerata "cura", riabilitazione e reinserimento sociale, ciò che avviene in maniera coercitiva, senza il consenso, la volontà e la libertà degli individui?
Vogliamo difendere il Barocchio Squat e gli spazi liberati, liberi e autogestiti
Vogliamo liberarci dalla psichiatria, creando spazi relazionali di condivisione di pensieri ed esperienze tutte, di crisi, conflitti e difficoltà, affinché le persone possano vivere, relazionarsi e confrontarsi liberamente, e si possa diffondere una cultura di libertà, solidarietà e valorizzazione delle differenze.


Siamo tutt* socialmente pericolos*
Assemblea antipsichiatrica riunitasi il 12 settembre 2015 al Barocchio Squat

giovedì 17 settembre 2015

SIAMO TUTTI SOCIALMENTE PERICOLOSI...

    BASTA MANICOMI  vecchi o nuovi che siano...
Chiudere gli O.P.G (ospedali psichiatrici giudiziari o manicomi criminali) senza cambiare la legge che li sostiene vuol dire creare nuove strutture, forse più accoglienti, ma all’interno delle quali finirebbero sempre rinchiuse persone giudicate incapaci d’ intendere e volere. La questione, insomma, non può essere risolta con un tratto di penna, non è sufficiente stabilire che quello che è stato non deve più essere, e pensare che il problema si risolva da sé.

Per abolire realmente gli OPG bisogna non riproporre i criteri e i modelli di custodia ma occorre metter mano a una riforma degli articoli del codice penale e di procedura penale che si riferiscono ai concetti di pericolosità sociale del “folle reo, di incapacità e di non imputabilità”, che determinano il percorso di invio alle REMS regionali(mini OPG,definite REMS residenze esecuzione misure sicurezza)

Viene ribadito, oltretutto, il collegamento inaccettabile cura-custodia riproponendo uno stigma manicomiale; dall’altro ci si collega a sistemi di sorveglianza e gestione esclusiva da parte degli psichiatri, ricostituendo in queste strutture tutte le caratteristiche dei manicomi. La proliferazione di residenze ad alta sorveglianza, dichiaratamente sanitarie, consegna agli psichiatri la responsabilità della custodia, ricostruendo in concreto il dispositivo cura-custodia, e quindi responsabilità penale del curante-custode.

Tanti dei promotori della legge 81, appartenenti all'area della psichiatria che si autoproclama “democratica, alternativa e comunitaria”, pensano ancora che il manicomio sia esclusivamente una struttura chiusa ma in realtà il manicomio è una logica psichiatrica ben presente anche oltre alle pareti delle strutture, in ogni luogo dove la psichiatria è presente. La logica manicomiale può essere contrastata solo nel momento in cui si punti il dito sulla natura stessa della psichiatria, pseudoscienza finalizzata al controllo sociale e non certamente ad affrontare le cause delle numerose problematiche esistenziali che molti soggetti incontrano nella propria vita.
La psichiatria è professionalmente abile nel classificare tali condizioni esistenziali o vissuti
in sintomi di una fantomatica “malattia mentale” i quali a loro volta saranno oggetto della “terapia farmacologica”ovverosia sostanze psicotrope legalizzate in grado di cancellare il sintomo del disagio ma non ad affrontare la causa del conflitto con se stessi o con il mondo che ci circonda, troppo spesso indifferente e opprimente.
Sulla base dell' esperienza quotidiana dei Telefoni Viola, riteniamo doveroso smascherare quotidianamente le pratiche definite di “cura e riabilitazione” che in realtà sono escludenti, spersonalizzanti e coercitive. Per esempio il T.S.O(trattamento sanitario obbligatorio, ovverosia una delle pratiche più violente e traumatiche per chi lo subisce) è spesso adoperato come minaccia per i “pazienti” che hanno intenzione di allontanarsi dalle “cure” a loro abusivamente imposte.

Pensiamo che la critica radicale alla psichiatria debba affrontare l'argomento al lato pratico

Continueremo a sporcarci le mani nel rendere sempre più agibili i percorsi di chi esprime la volontà di liberarsi una volta per tutte dalla morsa psichiatrica.
Continueremo sempre con maggior tenacia ed impegno ad offrire un concreto sostegno umano,legale e medico a chi lo riterrà opportuno in pieno rispetto della libertà e della dignità dell'individuo.

Fin quando non si avrà la volontà di cancellare dal codice penale la cosiddetta “pericolosità sociale” i giudici sulla base dell'”incapacità di intendere e volere” definita da un perito psichiatra all'interno di un processo penale, applicheranno una “misura di sicurezza detentiva” ovverosia un internamento nelle REMS o “non detentiva”(libertà vigilata) con la presa in carico troppo spesso vitalizia e asfissiante dei servizi psichiatrici territoriali (collocati presso comunità psichiatriche o seguiti a livello ambulatoriale e centri diurni).

La psichiatria sta gradualmente mutando la sua immagine esteriore, affinché possa predisporre servizi, in primis le REMS, più accettabili dall'opinione pubblica ben contraria alle situazioni di estremo degrado riscontrate negli anni scorsi all'interno degli OPG.
Rimbiancare le pareti o le mura di cinta, sostituire le inferiate con vetri antisfondamento e capillari sistemi di sorveglianza, sostituire le porte blindate con alti dosi di psicofarmaci e l'uso dei letti di contenzione, diminuire il numero delle persone internate, sostituire l'ergoterapia ovverosia il lavoro imposto nei vecchi manicomi alle “attività occupazionali terapeutiche”(solo efficaci nel sopportare il misero e lento trascorrere del tempo) sostituire le divise della polizia penitenziaria con le divise della sicurezza privata,i camici bianchi dei “medici” e degli operatori sanitari (oltre a un numero insignificante di figure educative troppo spesso appartenenti alla ciurma dei sorveglianti), sono tutte misure utili a mistificare la conservazione dello status quò.

Emblematico è il caso dell'ex OPG di Castiglione delle Stiviere(Mn)...
Non sarà un cambio di targa all'ingresso del manicomio (sistema polimodulare rems provvisorie) a modificare sostanzialmente la vita dei soggetti reclusi in questi luoghi di sofferenza dove la sottomissione dell'individuo alle denigranti regole del manicomio sono obiettivi terapeutici...ma solo per chi li impone o li fa diligentemente rispettare.
Numerose sono le restrizioni di natura carceraria dettate per “motivi di sicurezza” incomprensibili e denigranti a cui sono quotidianamente sottoposti i reclusi, tra cui le perquisizioni che si verificano al rientro in “reparto” dopo un incontro con familiari/amici e la non possibilità di usufruire liberamente di un telefono, oltre alla totale assenza di predisposizione del personale a fornire un concreto supporto emotivo sulla base di un necessario ascolto e una reale comunicazione con la persona ormai da tempo declassata come “malata mentale”.

Purtroppo queste dinamiche si replicano in modo capillare anche nei contesti gestiti direttamente o indirettamente dai servizi psichiatrici territoriali.

Riguardo a una reale abolizione dei manicomi criminali, OPG o REMS che siano pensiamo che sia strettamente necessario definire un preciso percorso che prenda in considerazione alcuni passaggi che riportiamo:

obiettivi.generali
1. abolizione delle norme che regolano il proscioglimento per vizio totale di mente.
Ciascun individuo va ritenuto sempre pienamente responsabile delle sue azioni e ha diritto ad essere giudicato secondo le norme vigenti, mantenendo tutti i diritti propri della difesa.
2. superamento dell'uso, nell'ambito del processo penale, della perizia psichiatrica
3. abbandono, in quanto arbitrario, del giudizio di pericolosità sociale


obiettivi intermedi
1. Per i soggetti prosciolti per “vizio totale di mente”: equiparazione tempo massimo della misura di sicurezza (detentiva e non detentiva) in atto, al massimo della pena prevista per il reato di cui l'individuo è accusato. La normativa in vigore effettua questa equiparazione solo per quanto riguarda la misura di sicurezza detentiva per cui nessun soggetto internato in una Rems può permanere nella struttura per un periodo superiore a quello previsto come massimo della pena per il reato commesso.
Ciò non vale per quelle forme di controllo più “soft”(ma non per questo meno liberticide) come la “libertà vigilata”(con l'obbligo di domicilio presso la propria abitazione o presso strutture psichiatriche,il rispetto di prescrizioni che limitano la libertà della persona e obbligano a seguire le “cure” predisposte dal DSM (dipartimento salute mentale).
Ad oggi tale misura di sicurezza può estendersi all'infinito.
2. Uilizzo dei fondi individualizzati (budget di salute) previsti dalla normativa per facilitare la fuoriuscita dal circuito giudiziario, ad accesso diretto degli interessati, per la realizzazione di percorsi di reinserimento sociale proposti dagli stessi all'autorità giudiziaria.
I fondi dovrebbero essere gestiti dagli enti locali(Servizi sociali) invece che dai DSM.
Trasformazione dei “bugdget di salute” in "budget di vita indipendente" ed estensione degli stessi "aiuti" a quanti  sono in procinto di fuoriuscire dal circuito carcerario,in prospettiva di una piena e consapevole indipendenza dell'individuo riguardo le scelte terapeutiche.

Liberiamoci dai manicomi, liberiamoci dalla psichiatria !

Telefono Viola di Bergamo,Piacenza e Reggio Emilia
Centro di Relazioni Umane -Bologna
Collettivo antipsichiatrico Camap- Brescia

settembre 2015 per contatti: antipsichiatriapc@autistici.org

domenica 13 settembre 2015

TSnO. Perché si deve (e si può) abolire il trattamento obbligatorio in psichiatria

Dopo l'ennesima fine cruenta di una persona sottoposto a Trattamento Sanitario Obbligatorio (TSO), si levano numerose, improvvise e improvvisate, richieste di modifica della legge in materia di ricovero coatto. 
Se i più si appellano ad una maggiore professionalità dei tutori dell'ordine/operatori psichiatrici proponendo che vadano preparati ad esercitare violenza nei confronti di cittadini, spesso del tutto inermi, senza causarne la morte e disturbare così la nostra sensibilità sociale; altri provano a porre la questione della liceità del trattamento coatto in psichiatria e, quindi, della sua abolizione.
Va detto che non esiste, né è mai esistita, una pratica psichiatrica  libera e scevra da strumenti di coercizione/contenzione. Ciò perché, a differenza di ciò che comunemente si crede, la psichiatria non si occupa di persone che "hanno" un qualche non ben individuato disturbo, ma di persone che "creano" disturbo. 
La scoperta tardiva (e ipocrita) che il TSO venga usato come strumento per garantire l'ordine pubblico è veramente il colmo e lascia presagire che veramente esista un trattamento sanitario obbligatorio per motivi di salute (o per garantire la salute delle persone). I comportamenti che vengono sanzionati con (e che richiedono il) TSO sono sempre disturbanti per l'ordine familiare e/o sociale. Una persona può disturbare il decoro sociale uscendo in mutande o masturbandosi in pubblico, o più semplicemente può allarmarci perché non si alimenta o si lava come dovrebbe a nostro avviso fare. 
Sempre alla base di un TSO c'é un "disturbo" arrecato ad altri e la volontà di ripristinare quella che ci appare come la civile e normale convivenza sociale e familiare.  Per giustificare questa azione (che tecnicamente è un sequestro di persona e una violenza privata), necessitiamo (sempre e solo noi mandanti) della psichiatria che definendola "malata" trasforma la nostra richiesta da repressiva, intollerante, escludente e violenta in "terapeutica". 
L'intervento psichiatrico ci dice che il comportamento della persona non è voluto né scelto da lui e, quindi, la sua volontà e la sua libertà viziate dalla "malattia" possono (anzi devono) essere contenute e sostituite dalla volontà dei terapeuti. Alcuni dei fautori della legge 180 dicono chiaramente che l'obbligo alle cure in realtà è un "obbligo a curare" in capo agli psichiatri. La legge, infatti, non obbliga e limita solo la libertà di scelta di chi vi è sottoposto, ma anche dei suoi carnefici.
In questi giorni l'opinione pubblica sembra aver dimenticato le decine di proposte e il dibattito sulla riforma della legge 180 che si sono susseguite in questi ultimi decenni. Tutte le proposte (e le critiche) hanno avuto come fulcro la modifica del TSO e tutte, indistintamente hanno sottolineato la necessità di snellire le procedure, allungare i tempi e moltiplicare i luoghi in cui si possono attuare interventi psichiatrici involontari, ridurre la già minime garanzie previste dalla legge. 
C'é voluta la morte di Andrea Soldi a 45 anni su una panchina di Torino (e prima di lui di Francesco Mastrogiovanni, Giuseppe Casu, Mauro Guerra e Massimiliano Malzone) per far smettere (almeno temporaneamente) queste deliranti derive autoritarie. 
Ma ciò non basta. Andrea è morto perché rifiutava le cure. Possiamo onorarne la memoria solo se rendiamo il rifiuto delle cure un diritto  per tutti (anche per gli utenti dei servizi psichiatrici): solo se equipariamo gli stessi al rango di esseri umani, persone, cittadini.
E' chiaro a tutti che senza consenso ogni cura diventa una tortura.  Tutti hanno il diritto di rifiutare cure che ritengono lesive della propria integrità psico-fisica o contrarie ai propri convincimenti. Tutti tranne gli utenti involontari della psichiatria. Se passiamo in rassegna le terapie che in oltre 100 anni di attività gli utenti hanno provato (senza averne il diritto) a rifiutare troveremo una corrispondenza inquietante con gli strumenti di tortura adottate (e mutuate dalla stessa psichiatria) da tutti i regimi totalitari. L'oggetto di azione del resto è simile: si torturano/curano le persone: a. perché disturbano l'ordine; b. perché abiurino le loro idee; c. perché cambino il proprio comportamento.
Basterebbe solo questa considerazione storica per introdurre nel nostro ordinamento una norma che eviti ciò che per anni abbiamo permesso di sperimentare su esseri umani inermi e non consenzienti. Una norma chiara che estenda il diritto di rifiuto delle cure anche in campo psichiatrico (in ragione della pericolosità, invasività e dell'effetto invalidante delle diagnosi e delle terapie psichiatriche).

mercoledì 9 settembre 2015

Psichiatria e violenza ancora a braccetto

Quando garantiamo ai funzionari medici dello Stato il potere di imprigionare persone innocenti, non c’è alcun modo realistico di prevenire che essi, e i loro superiori, abusino della legge. Thomas Szasz
Alcuni decessi avvenuti in seguito a TSO (Trattamento Sanitario Obbligatorio) hanno riportato alla ribalta la violenza psichiatrica. La legge “Basaglia” (legge 180 del 1978) aveva sostituito l’istituto del ricovero coatto (legge del 1904 – basato sul concetto di “pericolosità per sé e per gli altri e/o pubblico scandalo”) col TSO, fondato su criteri di urgenza clinica con lo scopo dichiarato di tutelare la salute del paziente.
Il TSO è figlio di un compromesso: Basaglia non lo voleva, ma infine ottenne solo che la legge includesse una serie di paletti per impedirne l’abuso. Questi paletti vengono quotidianamente aggirati, e i risultati sono sotto gli occhi di tutti.
Perché la società accetta questa violenza?
Nell’immaginario collettivo, il trattamento coercitivo è ancora giustificato dal concetto di pericolosità, ma il cliché del matto pericoloso è una leggenda metropolitana. Chi subisce TSO non è un individuo pericoloso, ma, spesso, qualcuno che pensa o si comporta in maniera diversa dalla media, e che un altro (un familiare, un vicino di casa ecc.) segnala a uno psichiatra. Diventano violenti solo quando vengono presi con la forza, legati come salami, e costretti ad assumere farmaci controvoglia. Farmaci che, curiosamente, non fanno bene a chi li assume, ma a chi li somministra o (parente o vicino di casa) ha sporto denuncia.
Negli anni ’90 il CCDU, accompagnato da alcuni parlamentari coraggiosi, ha effettuato una ventina d’ispezioni a sorpresa nei residui manicomiali italiani, senza un solo episodio di violenza da parte degli internati. Gli unici a usare violenza furono psichiatri e infermieri.
Eppure l’assurdità del TSO è evidente: se i cosiddetti disturbi mentali consistono d’idee e/o comportamenti ritenuti anormali, come si può sperare di guarire una persona (convincerla, cioè, a cambiare idee o comportamento) tramite coercizione? Semmai, l’uso della forza, per esempio su una persona con manie di persecuzione, rafforzerebbe la sua idea che “tutti ce l’hanno con lui”. Il bene, o la salute della persona non c’entrano niente: la salute di un fumatore migliorerebbe se smettesse di fumare, ma nessuno proporrebbe di “curarlo” legandolo mani e piedi per impedirgli di fumare.
Eccezione o regola?
Contrariamente allo spirito della legge Basaglia, il TSO è applicato di routine in maniera molto più ampia di quanto non s’immagini. Le statistiche riferiscono circa ventimila casi all’anno in Italia (uno ogni quarto d’ora!), ma i numeri non la dicono tutta: molti dei cosiddetti ricoveri volontari sono eseguiti sotto minaccia di TSO (ricordate il Padrino e la sua “offerta che non si può rifiutare”?).
E c’è dell’altro: il TSO viene anche usato con pazienti già ricoverati quando lo psichiatra decide di ricorrere alla “contenzione”. Ogni contenzione, per non diventare sequestro di persona, viene attuata tramite un TSO. Come si arriva a meritare una contenzione? Semplice, basta protestare, o chiedere una sigaretta al personale interrompendo una partita di calcio in TV.
Controllo sociale
In realtà il TSO è lo strumento attraverso cui il potere esercita il controllo sociale quando non può usare la polizia. Tizio disturba Caio ma non sta violando nessuna legge? Se Caio ha più potere di Tizio, trova il modo di sistemarlo con un TSO. Può trattarsi di cose molto banali: un vicino trova disdicevoli le tue abitudini, un coniuge vuole toglierti la patria potestà dei figli, un parente vuole impedirti di spendere i (tuoi) soldi come più ti piace e così via.
Chi richiede il TSO ha più potere di chi lo subisce: sempre. Un genitore lo può ottenere sui figli, un figlio adulto sui genitori anziani, il datore di lavoro sul dipendente, la persona famosa (o ricca o affermata, o dotata di amicizie altolocate) lo ottiene su uno sconosciuto. Il contrario non succede mai. Se una persona se ne va in giro parlando col diavolo, finisce in manicomio. Se il vescovo dice che il diavolo esiste, i migliori filosofi del mondo ne discutono per una settimana.
Torture e punizioni
Come la stregoneria, i disturbi mentali consistono d’idee e comportamenti giudicati arbitrariamente anormali da un’autorità. Durante l’Inquisizione, se l’imputata negava, era prova di colpevolezza. Il rogo si rendeva

mercoledì 2 settembre 2015

11, 12 e 13 settembre. Campeggio dei folli al Barocchio

http://anarresinfo.noblogs.org/files/2015/09/CampeggioFolliWeb.jpg


Campeggio antipsichiatrico al Barocchio Squat:

VENERDI’ 11 SETTEMBRE
ORE 12 Presentazione del campeggio
ORE 17,30 Cosa sono gli OPG e le REMS? Breve storia dei manicomi criminali, della legge che li ha chiusi e delle nuove REMS. A cura del Collettivo antipsichiatrico Francesco Mastrogiovanni di Torino
ORE 20.00 Cena Bellavita porta quello che vorresti trovare da bere o da mangiare.
ORE 23.30 Concerti di TOTO’ ZINGARO e dei FRATELLI TABASCO blues music da Torino.
SABATO 12 SETTEMBRE
ORE 15,30 Aggiornamenti sul superamento degli OPG e lotta contro le REMS e nuovi manicomi. Incontro pubblico con la partecipazione della RETE ANTIPSICHIATRICA.
Esposizione della mostra sulla rivolta del manicomio criminale di Collegno nel 1912
ORE 20 Cena Bellavita
DOMENICA 13 SETTEMBRE
ORE 13,30 L’esperienza del Telefono Viola. Autodifesa contro i metodi della psichiatria. Autogestiamoci per fare a meno della psichiatria. Parteciperanno il Telefono Viola di Piacenza e Bergamo, il Collettivo antipsichiatrico Antonin Artaud di Pisa e il Collettivo antipsichiatrico Francesco Mastrogiovanni di Torino. A seguire: filmato su Francesco Mastrogiovanni, a cura del Telefono Viola di Bergamo.
Ore 20 Pizza Bellavita, porta gli ingredienti che vuoi gustare. A seguire grande concerto dei Kobra Killer.