sabato 31 gennaio 2015

Torino: Matti da slegare. Serata antipsichiatrica

Matti da slegare. Serata antipsichiatrica
Venerdì 15 febbraio ore 20 corso Palermo 46 aperibenefit per il telefono antipsichiatico video sugli ospedali psichiatrici giudiziari presentazione del collettivo “Francesco Mastrogiovanni” Per approfondimenti sul TSO ascolta l’intervista a Robertino Barbieri.
 Il collettivo antipsichiatrico "Francesco Mastrogiovanni" nasce dall'incontro di persone diverse che hanno sentito l'urgenza di dar voce, corpo e forza alla propria indignazione. Un'indignazione di chi sa che nel nostro paese basta la firma di un medico, quella di un sindaco ed il gioco è fatto. Uomini e donne smettono di essere uomini e donne, liberi di scegliere la propria vita, liberi di decidere se assumere o meno dei farmaci, liberi di scegliere una cura. Uomini e donne vengono presi con la forza, rinchiusi in un repartino psichiatrico, riempiti di psicofarmaci e spesso legati ai letti. Prigionieri senza possibilità di parola, perché la parola di chi finisce in repartino è parola alienata. In tutti i sensi. Parola priva di senso, parola privata di senso perché chi parla non è ragionevole. Non è ragionevole, perché la ragione è fuori dal repartino, perché la ragione è solo del potere che imprigiona, lega con corde chimiche e di cotone.

I manicomi sono stati le discariche sociali per gli incompatibili, quelli che la legge non riusciva e perseguire, ma anomali per la società dove vivevano, incapaci di svolgere il ruolo loro assegnato. La fine della follia criminale rappresentata dal manicomio non è stata però la fine della follia, come categoria/catena da usare contro chi non vive con agio la propria vita.
Un disagio che sarebbe sciocco negare, ma è criminale imprigionare. Eppure è quello che avviene ogni giorno in questo paese con i TSO, i trattamenti sanitari obbligatori. Il marchio della follia rende normale quello che normale non è. Chi è folle è "fuori". Fuori di testa, fuori dal consesso umano, fuori dalle regole, che formalmente ne tutelano l'integrità fisica e la libertà.
Chi oggi lavora per la riapertura dei manicomi - piccoli privatizzati ma sempre manicomi - fa leva sul radicamento tenace del pregiudizio psichiatrico, tanto tenace da essere ancora saldamente impiantato nel lessico comune.
Per sconfiggerlo serve informazione, serve anche azione diretta contro gli abusi.
Noi non vogliamo dire alle persone come devono vivere, non siamo medici e nemmeno giuristi, siamo solo persone disponibili ad offrire appoggio alle vittime della psichiatria, a chi i farmaci non li vuole, a chi viene ricoverato, legato, dopato contro la propria volontà.

Cosa fa il collettivo?

- informare coloro che hanno a che fare con l'inferno psichiatrico
- raccogliere denunce di abusi relativi a Trattamenti Sanitari Obbligatori e somministrazione massiccia di psicofarmaci
- informazioni su contenzione fisica e farmacologica
- aprire uno spazio al dibattito su usi e abusi della psichiatria
- aiuto legale
- telefonico antipsichiatrico per chi si trova impigliato nelle maglie della psichiatria e vuole liberarsene, o rischia di finirci e vuole evitarlo. Parimenti è rivolto a chi si trova con un familiare o con un amico rinchiuso in psichiatria e vorrebbe capire cosa gli stanno realmente facendo e come poterlo aiutare.

Il telefono funziona con la segreteria telefonica tutti i giorni.
Una volta alla settimana - dalle 19 alle 21 del martedì - rispondiamo direttamente.

Il numero è: 328 7623642
Il telefono è autogestito e autofinanziato

Le riunioni del Collettivo antipsichiatrico “Francesco Mastrogiovanni” si tengono ogni martedì alle 21 in corso Palermo 46

Per contatti: antipsichiatriatorino@inventati.org

http://anarresinfo.noblogs.org/

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mercoledì 28 gennaio 2015


VENERDI'  30  GENNAIO presso  LA SCINTILLA -

strada Attiraglio 66, zona Mulini nuovi - MODENA

ore 20 - Cena Vegan

ore 21:30 PRESENTAZIONE DELLA CAMPAGNA PER LA CHIUSURA DEGLI O.P.G .
(ospedali psichiatrici giudiziari)
          A  CURA DELLA  RETE ANTIPSICHIATRICA -

          per contatti: violazione@autistici.org 
 
 
Veronika 

domenica 25 gennaio 2015

Camap e sol Levante...

Più o meno dal 1980, in tutti i Paesi ''sviluppati'', il numero di letti in strutture dichiaratamente manicomiali e' diminuito sensibilmente. L' unico in controtendenza e' il Giappone. Qui, ancora oggi, ci sono piu' di 300 mila letti per una popolazione di 120 milioni di persone e il 90% si trova in ospedali privati che ne fanno principalmente una questione di business. Il tasso di suicidi e' altissimo e il 90% dei pazienti e' ricoverato in strutture private, a tutti gli effetti dei manicomi.
Kazuo Okuma, giornalista giapponese,  ha pubblicato sull’argomento un libro di denuncia, intitolato Padiglioni manicomiali, edito da Asahi Shimbun. Per scrivere questo libro, che ha vendute oltre 300.000 copie e ha fatto conoscere per la prima volta alla societa’ giapponese la realtà brutale dei manicomi, Kazuo Okuma si è fatto ricoverare alla fine degli anni 70
per dodici giorni in un manicomio privato di Tokyo fingendo di essere un paziente (qui l'articolo). Da allora poco è cambiato.
Il CAMAP sarà presente all'Ebola Tour con materiale antipsichiatrico e di controinformazione tradotto in giapponese, ritenendo che negli ambiti libertari che toccherà il tour possa nascere e diffondersi il fermento necessario per avviare situazioni simili di opposizione alla coercizione anche lì, simili a quelle portate avanti dal nostro e da altri collettivi.
Visto da vicino nessuno è psichiatrico, nemmeno in Giappone.

sabato 24 gennaio 2015

Opg, criminale è non abolirli

Oggi a Reggio Emilia presentazione della campagna per la chiusura dei manicomi criminali, CAMAP presente.

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La realtà manicomiale, che si può toccare perché è fatta di pareti, è ben poca cosa di fronte alla diffusione del concetto stesso di manicomialità che si fonda esclusivamente sulla persistenza del giudizio psichiatrico. Ritengo che a poco serva attaccare l’istituto del manicomio se non si porta un attacco radicale allo stesso giudizio psichiatrico che ne è alla base, mostrandone l’insussistenza scientifica. Finché non sarà abolito il giudizio psichiatrico la realtà della segregazione continuerà a fiorire dentro e fuori le pareti dei manicomi.
-Giorgio Antonucci-
SABATO 24 GENNAIO a REGGIO EMILIA, INCONTRO PUBBLICO a  cura della RETE ANTIPSICHIATRICA
presentazione della CAMPAGNA per la CHIUSURA dei MANICOMI CRIMINALI
alle ore 17 presso lo SPAZIO GHIRBA
Biosteria della Gabella – via Roma 76 – ( www.ghirbabiosteria.it)
per info e contatti:
violazione@autistici.org

mercoledì 14 gennaio 2015

Stregoneria e follia



La psichiatria ufficiale analizza la figura della strega secondo un’ottica patologica, cerca cioè di ricondurre a malattia mentale i comportamenti puniti dall’inquisizione, tramite un’analisi dei documenti storici. Similmente Freud, nel suo saggio su Leonardo Da Vinci, condurrà lo stesso lavoro, ma cogliendo il pericolo insito in un’impresa simile, ovvero rendere patologico tramite la nostra chiave di lettura qualsiasi comportamento che in realtà non sarebbe tale. E’ proprio lo stesso inventore della psicanalisi a metterci in guardia dai rischi logici insiti nel separare troppo nettamente normalità da patologia: “Noi non riteniamo più che salute e malattia, gente normale e nevrotica, siano da distinguersi nettamente l'una dall'altra...". La stregoneria, con l’avvento dell’illuminismo e il tramonto di una società prettamente teologica, verrà interpretata sotto nuova luce con l’opera di Pinel, Esquirol e Charcot. La strega non è più pericolosa perché eretica, ma perché folle, nevrotica, maniacale. Non deve più essere isolata fisicamente e fatalmente dalla società tramite il rogo, ma separata a vita per evitare eventuali rischi alla popolazione considerata normale, tramite il ricovero in una struttura.


Il problema dell’equazione strega=folle proposto dagli storici della psichiatria è che in questo modo non si rende giustizia a coloro che furono torturati e arsi vivi non per ciò che fecero, ma per ciò in cui credettero. Consultando le fonti storiche non si può non rendersi conto che la maggior parte delle vittime dell’inquisizione non avevano niente a che fare con presunte patologie. Ebrei, delinquenti comuni e allevatrici a cui erano nati bambini morti erano tra le vittime preferite dell’inquisizione e le loro confessioni di stregoneria erano sempre estorte tramite tortura. Omettere questi particolari per avvalorare l’idea che tutte le donne accusate di stregoneria fossero delle folli significa forzare la verità ed evitare di riflettere sul ruolo oppressivo degli inquisitori.

Come dichiara Szasz nel suo libro "I manipolatori della pazzia": 



"In breve, possiamo concludere che sebbene la teoria psichiatrica
della stregoneria sia priva di valore ai fini della nostra comprensione
della caccia alle streghe, è preziosa ai fini della nostra
comprensione della psichiatria e del suo concetto base di malattia
mentale. La cosiddetta "malattia mentale" (o "psicopatologia") appare
come il risultato di un particolare tipo di rapporto tra l'oppressore e l'oppresso"


Per quale motivo la psichiatria si rifiuta di riconoscere fra le streghe delle perseguitate e invece preferisce sposare la teoria della malattia mentale? Fare ciò significherebbe ammettere le responsabilità della chiesa nella persecuzione di innocenti, ma soprattutto mettere idealmente sotto processo gli inquisitori, ovvero coloro che possono essere considerati a pieno diritto i precursori del moderno psichiatra. La psichiatria non può accettare che i piani vengano ribaltati: se le streghe furono delle perseguitate, allora la fantomatica malattia mentale non sarebbe da ricercare fra di loro, ma fra i persecutori che detenevano il potere. Nel linguaggio psichiatrico andrebbe perciò a decadere l’accusa di nevrosi e l’accusante stesso sarebbe passibile dell’etichetta di schizofrenico paranoide, una prospettiva ovviamente inaccettabile per gli storici della psichiatria. 

 Veronika


mercoledì 7 gennaio 2015

SABATO 24 GENNAIO a REGGIO EMILIA. incontro pubblico per la CHIUSURA dei MANICOMI CRIMINALI


SABATO 24 GENNAIO a REGGIO EMILIA

INCONTRO PUBBLICO a cura della RETE ANTIPSICHIATRICA

presentazione della CAMPAGNA per la CHIUSURA dei MANICOMI CRIMINALI

alle ore 17 presso lo SPAZIO GHIRBA
Biosteria della Gabella - via Roma 76 - 

( www.ghirbabiosteria.it)



La realtà manicomiale, che si può toccare perché è fatta di pareti, è ben poca cosa di fronte alla diffusione del concetto stesso di manicomialità che si fonda esclusivamente sulla persistenza del giudizio psichiatrico. Ritengo che a poco serva attaccare l'istituto del manicomio se non si porta un attacco radicale allo stesso giudizio psichiatrico che ne è alla base, mostrandone l'insussistenza scientifica. Finché non sarà abolito il giudizio psichiatrico la realtà della segregazione continuerà a fiorire dentro e fuori le pareti dei manicomi.
-Giorgio Antonucci-

per info e contatti:
violazione@autistici.org